Laura Bonomo, artista visiva in pittura, pittoscultura e poesia, possiede un bagaglio ispirativo di grande vastità e varietà, mediato dalla passione dell’infondere nuova vita agli oggetti, vivacizzandoli con colori e materiali più disparati, per consentire a chi guarda di osservarli con sguardo e interesse rinnovati. L’influenza dei toni, delle sfumature, delle trasparenze dissolventi della sua splendida città d’origine, è sensibile, e costituisce inoltre linfa primaria per la sua poesia.
L’impiego di materiali, tecniche e stili diversi sembrano essere alla base di un fortissimo desiderio di sperimentazione, conoscenza sensoriale, curiosità di scoprire i possibili e imprevedibili esiti di combinazioni più differenti: da dove nasce quest’anelito a trovare nuove, sorprendenti soluzioni nel già noto?
La creatività è stata ed è sicuramente un mio punto di forza, sin da piccola usavo questa qualità per trasformare, reinventare, dare vita nuova alle cose. Ottenendo così un diverso punto di vista, valorizzare quello che stavo facendo, con interesse e passione, era il mio obbiettivo. Trovavo tutto questo procedere molto stimolante. Mi divertivo ad ammirare la bellezza del nuovo insieme. Un desiderio di cambiare la realtà a volte scomoda, trovando così uno spazio tutto mio. I colori accesi mi hanno sempre messo allegria, e stimolato i sensi. Perle, perline, fili metallici, sono stati i miei giochi preferiti. Ho iniziato così ad amare i colori. Facendo questo cercavo la mia libertà d’espressione, la voglia di uscire dalle regole e dagli schemi che altri avevano scritto per me, affermavo così anche la mia personalità, in un modo che sentivo appartenermi. In quale ambito se non l’arte ci si può sentire così liberi? Spaziare in forme, materiali e colori, è dare vita anche al proprio mondo interiore. Il mio, anche se è stato molto scoraggiato, non si è mai arreso. Direi un atto di coraggio e ribellione. Ricercando e sperimentando trovo contatto con me stessa, una nuova apertura verso il mondo, e verso nuove possibilità.
Hai vissuto e vivi in uno dei luoghi più magici ed ispiranti al mondo: Venezia. Quanto ritieni abbia influenzato la tua vocazione artistica tale provenienza?
Vivere in una città tanto bella come Venezia è stato di sicuro un privilegio. Poter essere ispirata dalla sua bellezza, dal suo spirito antico e dal suo mistero. La sua anima, la sua essenza, si è depositata un po’ sulla mia pelle; come si attacca la salsedine in certe giornate umide. Credo si sia infiltrata poco a poco, come fa il mare in cerca della sua laguna. Disegnavo questa regina, la mia città, Venezia, dentro un cerchio magico, ero una ragazzina, la sua magia ha continuato poi a seguirmi nel tempo; con il suo mistero, la sua essenza, la sua unicità, i suoi silenzi; integrandoli così in modo naturale anche nel mio sentire. Mi sono sentita sempre Veneziana anche nel carattere.
La tua produzione pittorica si affianca e accompagna spesso a quella poetica: i versi nascono in contemporanea al dipinto in lavorazione oppure lo precedono o seguono? O si tratta di due forme espressive slegate l’una dall’altra, e successivamente abbinate insieme?
Non ho un vero metodo di procedere, dipende molto dal momento, posso incominciare a scrivere e rendere libere le parole. Solo poesia. Altre volte le parole possono essere fonte di ispirazione per dar vita alle immagini, altre ancora parto dai miei dipinti per scrivere ed accompagnare la loro descrizione. È un atto spontaneo, non ci penso troppo, avviene e basta; assecondo solo l’attimo creativo, sentendomi in questo modo libera di agire. Senza confini, sono lì dentro a quell’attimo. Mi stupisco nel farlo. Lo trovo un bel modo per unire e integrare la comunicazione visiva a quella verbale.
L’atmosfericità lagunare sovente si riflette ed è richiamata dai tuoi lavori: la dissoluzione della materia ed il suo riaggregarsi in forma rappresenta uno dei temi che ti proponi di veicolare con la tua arte?
Lavorando faccio anche chiarezza nella mia arte. Lo sviluppo di un’idea, un nuovo progetto, a volte deve essere filtrato, ho così tanti progetti che si sormontano, alcuni li devo lasciar decantare, come il vino, li riprendo in un secondo momento, a volte il progetto viene elaborato, poi viene mentre procedo, altre ancora è un guizzo: inizio e finisco velocemente, come un’emozione già ben precisa. Quello che non mi era ben chiaro quando ho iniziato a dipingere. Un po’ come dire: non so quello che sto facendo, ma lo sto facendo! Una nuova scoperta anche per me, ogni volta che do vita ad una mia opera, è anche così che imparo. Questo avviene anche grazie ad un percorso di crescita personale. Un continuo divenire, dissolvere per poi materializzare anche gli stati d’animo, trasformare il pensiero per rielaborarlo, trovarne nuovi aspetti, una relazione continua con il colore che si integra di volta in volta in modo significativo con i miei punti di vista ed il mio sentire. Una collaborazione dell’anima.
L’impressione che deriva osservando i tuoi manufatti artistici, è quella di trovarsi di fronte ad un diario personale, abbastanza intimo ed ermetico, e dai connotati piuttosto dissolventi, di modo che non vi si possa leggere troppo a fondo. Ti ritrovi in questo?
Quando dipingo o scrivo sono le mie emozioni a farla da padrone. Il mio modo di aprirmi e un po’ svelarmi, rimane comunque molto personale. Penso che una parte di noi debba rimanere solo nostra, un pozzo dove poter attingere nei momenti più difficili, una riservatezza dell’anima che diventa risorsa. Custodi del nostro scrigno . Certe mie opere nascono dal caos, un insieme di colori e emozioni che si svelano e si trasformano. Un viaggio avventuroso, un diario personale scritto anche attraverso immagini e colore. Mi ci ritrovo in questa tua descrizione in modo quasi completo.
Quali sono gli obbiettivi più prossimi, nel senso del fare artistico, che ti proponi di raggiungere nel prosieguo del tuo percorso?
Continuare su questa strada di ricerca, la curiosità e la voglia di integrare quello che imparo rimangono sempre tra i miei principali obbiettivi. Ci sono sempre cose nuove da provare, nuovi materiali, nuove tecniche che mi incuriosiscono. Uno dei prossimi passi lo vorrei comunque muovere verso la realizzazione di una mostra personale.
La tua arte esprime la delicata riservatezza di uno sguardo di donna, e i contenuti veicolati, così come le sembianze raffigurate, i temi prediletti, richiamano a quest’immaginario: osservandoti intorno, come ritieni sia mutato, se a tuo avviso è mutato, il punto di osservazione femminile nell’arte, e i suoi modelli espressivi?
Non credo sia cambiato di molto il punto di osservazione di una donna nell’arte, secondo me. Vediamo sempre con gli stessi occhi, gli occhi del cuore, vediamo attraverso di essi. Abbiamo solo alzato barriere per difenderci. Considerando poi che la nostra libertà passa anche attraverso le nostre battaglie. Siamo appena un poco più libere di esprimerci, e quando lo facciamo, molto spesso c’è il suo prezzo da pagare. Abbiamo alzato così tanti muri da non far più passare la nostra essenza femminile, rendendoci più dure, meno accoglienti, e questo penso entri in conflitto con il nostro animo gentile. Noi continuiamo comunque a crederci, ad andare avanti con le nostre lotte. Fondamentalmente vogliamo solo essere viste e riconosciute per ciò che veramente siamo. Si è creata una gran confusione di ruoli, anche se io sento un profondo e totale rispetto verso tutte le forme d’amore. Osserviamo sempre con attenzione e profondità, questo credo non ci sia stato ancora tolto.
Nelle tue pitture, al di là della spontanea esecuzione informale, notiamo il diffondersi di linee direttrici e corpi circolari sovente presenti. Hanno un particolare significato simbolico?
Come ho già detto più volte, Tutta la mia arte si manifesta nella totale libertà d’esecuzione, mi devo divertire, mi deve piacere quello che sto facendo. Sono da sempre particolarmente attratta dalle linee e dai cerchi, ho sempre disegnato così, una mia caratteristica, una manifestazione non del tutto ancora cosciente. Arriverò anche a comprendere meglio questi tratti nella mia pittura, per il momento rimangono misteriosi anche per me. Questo è un buon motivo per stimolare la mia ricerca.
Il colore che adoperi è pressoché totalmente puro, timbrico contrastante. Cosa vuoi esprimere con questo e perché una scelta così incisiva?
L’uso così incisivo, timbrico, del colore, lo sento come se guardando si potesse anche leggerne il contenuto diventando una lettura. Provo amore per quello che faccio. Amo i contrasti. Lo associo ad un bisogno di affermazione espresso con vivacità. Un modo per trasmettere un messaggio in modo incisivo, un modo per colpire lo sguardo, catturare l’attenzione di chi osserva. Ritengo che i colori accesi abbiano questa particolare capacità, attrarre attenzione, far scattare il colpo d’occhio, lasciare un’impronta. Un gancio per iniziare la relazione con l’immagine, si crea un contatto, il primo contatto visivo con l’opera. Guardami, osservami, creando così un ponte tra me e l’osservatore. Un modo per dar vita ad un interesse visivo.
Il fatto che determinati movimenti del pennello e della spatola, e comunque l’andamento più o meno materico delle paste cromatiche sulla superficie dell’opera, provocano sovente segni dall’aspetto di tagli, fratture, cicatrici, stanno per te a significare una natura multidimensionale dell’opera? Un’investigazione in senso spaziale?
Sì, certo, la multidimensionalità dell’opera è un aspetto che cerco di trasmettere attraverso la mia arte. Siamo collegati. Interno ed esterno, mondo spirituale, materia, vita e morte, rinascita, il mondo materiale, un tutt’uno. Credo fortemente che tutto sia collegato da un’energia che ci unisce e ci lega indissolubilmente. Strada da percorrere ne ho ancora molta, sono solo all’inizio, ma mi sento sulla mia strada, proseguo con l’augurio di poterla percorrere fino in fondo.
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