Le grandi personalità del mondo della lirica provengono da una formazione rigorosamente accademica in cui la tecnica respiratoria, l’emissione del suono, la postura sono funzionali alla scena e al ruolo da interpretare.

Parliamo di strumenti prettamente finalizzati alla musica colta, tuttavia ciò che apparentemente potrebbe sembrare un limite non preclude la volontà di mettere a disposizione di altri generi musicali il talento e l’esperienza di cui i cantanti che da anni calcano le scene dei cinque continenti dispongono in larga misura. Lo dimostra l’entusiasmo con cui il talento dell’affermato soprano Dominika Zamara si intreccia con l’elevata competenza compositiva dal compositore Massimo Forapani, musicista orientato da tempo nella appassionante ricerca di soluzioni protese a coniugare tradizioni sonore molto diverse. Ascoltando la canzone “Una stella mi guida” si ha come l’impressione di immergersi in una atmosfera decisamente globalizzata in cui la vocalità di sapore antico si connette con un’orchestrazione realizzata magistralmente con supporto tecnologico. Secondo un’espressione comune assistiamo a un mirabile equilibrio tra il mondo digitale e quello analogico.

         

Il testo poetico di Giancarlo Gregori costituisce un invito all’ascoltatore comune a riflettere sui valori più autentici quali la fede, l’amore come forza arcana che si esprime in una dimensione sia terrene che spirituale. La delicatezza del canto con una scelta interpretativa più protesa all’espressività fraseologica che al mero virtuosismo vuole quasi creare una situazione romanticheggiante in cui noi uditori siamo come dei viandanti guidati da un astro alla stregua dei Magi condotti dalla cometa. Sembra palese la metafora del viaggio nella struttura del brano che pare essere costruito proprio come strumento di riflessione sulla realtà dei nostri giorni in cui tutto sembra essere in balia della transitorietà e ogni individuo anela a una risposta ai grandi enigmi della vita. La plasticità della voce e le combinazioni strumentali sono realizzate con singolare delicatezza in modo tale da emozionare l’ascoltatore e condurlo in una dimensione serena.  La dimensione spirituale della composizione emerge in modo evidente attraverso la scelta musicale di aderire comunque a linguaggi sonori che, nella loro diversità, sono riconducibili alla tradizione. Si evita da parte del compositore di ricorrere alla dissonanza, una soluzione che rende il brano fruibile soprattutto ai non addetti ai lavori. Come la storia della musica ci insegna i repertori redatti nel linguaggio atonale o seriale anche da autorevolissimi maestri spesso hanno corso in rischio di restare relegati all’interesse dei componenti del mondo accademico. Nel brano in questione lo stesso titolo sembra pensare all’ascoltatore e al desiderio di preservarlo dal timore di vagare nel buio senza una meta definita.

Un ulteriore aspetto vincente è la scelta dell’immagine (disegnata da Tiziana Gualandi) con cui il brano è stato pubblicato sulla piattaforma Spotify: una figura femminile raffigurata all’interno di cerchi concentrici con decorazioni che alternano colori con intensità molto varie. Il tutto sembra esprimere una ulteriore sensibilizzazione verso le diversità attraverso una nobiltà d’animo tutta femminile. Probabilmente questo spiega la scelta del registro della voce di soprano. Un messaggio di speranza è poi rimarcato nell’intenzione di concludere il brano abdicando al cantato e ricorrendo a una espressione lapidaria tenuemente sussurrata ma non priva della medesima autorevolezza. Un gioiello musicale che gratifica l’ascolto e ci offre innumerevoli spunti di riflessione considerando ogni individuo ed entità vivente parte integrante di un unico cosmo regolato da un ordine superiore come ci insegna ancora a distanza di due secoli il testo di Schiller di cui Beethoven si è sagacemente impossessato.

Ascolta „Una Stella mi Guida” su Spotify

Recensione a cura Andrea Musso